Ieri mattina è giunto in redazione il secondo volume della collana «Inedita», Riverberi. Di Tuscia e d’altro di Luciano Dottarelli.
Se pensiamo alla parola “riverbero” la prima cosa che salta alla mente è una sorgente di luce, solitamente i raggi del sole, riflessa da una qualche superficie a irradiare e produrre altri effetti luminosi. Il significato che interessa Dottarelli e che unisce in qualche modo questa collezione di scritti inediti sui temi più disparati è invece quello acustico, musicale, il rifrangersi e il «persistere di un suono in un ambiente delimitato».
E allora, per venire al nostro titolo e quindi al contenuto, la Tuscia è l’«ambiente delimitato» dove avviene la rifrangenza e dove il suono persiste, e il suono è quello dell’ascolto e della riflessione filosofica. Una filosofia che nelle parole e nella penna di Dottarelli diventa materia viva, capace di fornire l’impalcatura necessaria a costruire visioni del mondo e della realtà, ma anche di dar senso e orientare le scelte di vita: una filosofia nell’accezione stoica e “musoniana”, una «scienza di vita».
Tutte queste cose le ha già scritte (in forma più bella ed estesa) lo stesso Dottarelli nella Premessa al suo testo: la trovate all’interno del libro, ovviamente, ma potete già leggerla (e scaricarla) per intero qui.
Buona lettura!