La cucina, intesa come sinonimo di gastronomia, è soggetta a continue trasformazioni secondo una dinamica in cui l'innovazione fatalmente s'incontra e si scontra con la tradizione. Anche nella cucina gli esseri umani tendono a dividersi in conservatori e progressisti.
Perciò va fissato il significato di tradizione per schierarsi dall'una o dall'altra parte o, come è vocazione del gastrosofo, riflessivo per definizione, per cercare l'equilibrio.
«Gli animali si nutrono; l’uomo mangia: solo l’uomo intelligente sa mangiare». Così affermava il gastronomo francese Jean-Anthelme Brillat-Savarin nel suo libro-manifesto La fisiologia del gusto, nel 1825, gettando le basi per la nascita della gastrosofia.
Pier Luigi Leoni, gastrosofo per gusto e vocazione intellettuale, ci regala un testo che è per metà saggio di gastronomia e per metà ricettario, riflettendo e discettando intorno ai piatti della tradizione culinaria della Tuscia, dei quali individua i luoghi e gli ambienti sociali di origine e ci spiega le ragioni del loro titolo ad essere piacevolmente gustati e ulteriormente tramandati.
Pier Luigi Leoni, gastrosofo per gusto e vocazione intellettuale, ci regala un testo che è per metà saggio di gastronomia e per metà ricettario, riflettendo e discettando intorno ai piatti della tradizione culinaria della Tuscia, dei quali individua i luoghi e gli ambienti sociali di origine e ci spiega le ragioni del loro titolo ad essere piacevolmente gustati e ulteriormente tramandati.