Dunque Giulia era bella. Questo attributo, già a partire dai suoi contemporanei e fino ai giorni nostri, ha costantemente accompagnato la sua persona, fino a diventare parte integrante del suo nome. Giulia Farnese per noi, per tutti, oggi come allora è e sarà sempre “Giulia la Bella”. Di questa fantastica bellezza ci restano tuttavia solo pochi e dispersi frammenti, sotto forma di parole, impressioni, giudizi: occasionali messaggi nella bottiglia che hanno attraversato l’oceano del tempo per giungere fino a noi.
Giulia Farnese è stata una delle donne più affascinanti e ammirate del rinascimento italiano, tanto da esser passata alla storia con l’appellativo – attribuitole dai suoi contemporanei – di “Giulia La Bella”.
Ma l’esistenza di Giulia non girò unicamente intorno alla sua bellezza e a quello che riuscì a ottenere (o a perdere) attraverso di essa.
Giuseppe Moscatelli allarga lo sguardo facendoci rivivere, anche attraverso l’aiuto di elementi di pura narrazione, le tre “vite” di Giulia. La femina da tutti desiderata e venerata, che teneva in pugno la volontà del papa adoperandosi per l’ascesa sociale della famiglia; la mater dell’unica figlia Laura, alla cui felicità e affermazione sociale dedicò una buona parte della sua esistenza; e infine la domina, signora e sovrana del suo piccolo feudo di Carbognano, ove si ritirò per concludere la vita lontana dalla mondanità che aveva caratterizzato la sua giovinezza.
Giuseppe Moscatelli allarga lo sguardo facendoci rivivere, anche attraverso l’aiuto di elementi di pura narrazione, le tre “vite” di Giulia. La femina da tutti desiderata e venerata, che teneva in pugno la volontà del papa adoperandosi per l’ascesa sociale della famiglia; la mater dell’unica figlia Laura, alla cui felicità e affermazione sociale dedicò una buona parte della sua esistenza; e infine la domina, signora e sovrana del suo piccolo feudo di Carbognano, ove si ritirò per concludere la vita lontana dalla mondanità che aveva caratterizzato la sua giovinezza.