Il territorio ci parla, bisogna riconoscerne il linguaggio, decodificarne i messaggi. Il territorio ci dice quando l'uomo si è insediato con rispetto e quando invece ha prodotto ferite. In questo discorso non ci interessa la lettura delle meravigliose vedute, dei quadri naturali; ci interessano, invece, i segni sul territorio che la mano dell'uomo e la natura hanno prodotto *insieme*, secolo dopo secolo. Questi segni e la loro complessa articolazione, costituiscono il linguaggio del territorio.
Itinerari sospesi racconta – con la parola e il disegno – i paesaggi urbani (e non) di una Tuscia dai confini dilatati, che dall’alto Lazio si allarga all’Umbria e alla Toscana.
Gli Itinerari sospesi si soffermano su alcune città di “esemplare” bellezza, talmente affascinanti da sembrare irreali: sono queste le città impossibili, che l’autore personifica come «fossero i protagonisti di una grande scena teatrale». Ognuna di queste città viene letta attraverso il suo passato e il suo presente e per ciascuna viene ipotizzato un futuro, un “percorso di vita” che possa preservarne, intatti, la grazia e l’incanto.
Gli Itinerari sospesi si soffermano su alcune città di “esemplare” bellezza, talmente affascinanti da sembrare irreali: sono queste le città impossibili, che l’autore personifica come «fossero i protagonisti di una grande scena teatrale». Ognuna di queste città viene letta attraverso il suo passato e il suo presente e per ciascuna viene ipotizzato un futuro, un “percorso di vita” che possa preservarne, intatti, la grazia e l’incanto.