L’ampia storiografia relativa all’internamento degli ebrei durante il fascismo che si è sviluppata nei decenni recenti, ha consentito di considerarlo nei suoi vari aspetti e di conoscerlo a fondo. Le ricerche condotte a più livelli e per numerose località ne hanno evidenziato con chiarezza i tratti comuni e hanno fornito testimonianze significative. Tuttavia non è da ritenersi superfluo aggiungere contributi, anche quei tasselli che possono essere forniti dall’indagine sulle vicende dei piccoli comuni nei quali l’internamento cosiddetto «libero» è stato attuato.
Furono ben trentadue i comuni dell’Alto Viterbese, collocati soprattutto nell’area intorno al lago di Bolsena, coinvolti come sedi di internamento tra il giugno 1940 e l’inizio del 1943. Attraverso la documentazione rinvenuta nei fascicoli personali, il volume racconta la «quotidianità negata» dalle oppressive norme alle quali gli internati erano sottoposti in quel periodo, che per molti si concluse con la deportazione.
Furono ben trentadue i comuni dell’Alto Viterbese, collocati soprattutto nell’area intorno al lago di Bolsena, coinvolti come sedi di internamento tra il giugno 1940 e l’inizio del 1943. Attraverso la documentazione rinvenuta nei fascicoli personali, il volume racconta la «quotidianità negata» dalle oppressive norme alle quali gli internati erano sottoposti in quel periodo, che per molti si concluse con la deportazione.